BATMAN, LA MASCHERA E IL VOLTO (sulle tracce del Cavaliere Oscuro) è stato scritto a quattro mani da Marco Timossi e Stefania Ponzone e, se ve lo foste persi, è quello su cui campeggia il bellissimo disegno di copertina di Oscar Celestini qua sotto.
Mettiamo i puntini sulle "i": se siete lettori e conoscitori esperti del protettore di Gotham City, questo non è il libro che fa per voi.
Se invece vi state avvicinando al misterioso mondo dell'Uomo Pipistrello, e volete saperne qualcosa di più, questa lettura vi fornirà un quadro generale piuttosto completo.
Il mio modesto intervento di prefazione mi procurò il contatto con l'attivissimo Vito Sugameli che in quell'occasione mi intervistò per il sito della Batman Comunity che allora curava.
Mi diverte ricordare la totale libertà creativa con cui produssi sia quell'intervista, che la prefazione richiestami.
Per questo motivo, udite udite, ve la ripropongo integralmente qua sotto, completa di refusi (nel caso ce ne fossero).
(Ma ce ne saranno sicuramente, conoscendomi).
(E tanti).
Un'occasione imperdibile, quindi!
Un due tre per Batman dietro al batsegnale!
DEL GIORNO IN CUI HUGO PRATT
MI PRESENTO’ BRUCE WAYNE
ovvero
La Prefazione Di Un Illuso
(di Davide Aicardi)
Interno. Una soffitta buia. Notte.
Non so di chi fosse il fumetto che avevo salvato dalla polvere e che stringevo emozionato tra le mani, e nemmeno come fosse finito lì. Sto parlando di una di quelle classiche soffitte dell’ancor più classica casa di campagna dove tutta la famiglia ripone qualsiasi tipo di oggetto pur di non buttarlo via. Sto parlando della vera e propria dimensione dimenticatoio insomma. Dimensione nella quale ero solito addentrarmi spesso, e dalla quale uscivo solo dopo avere riesumato nuovi, divertenti passatempi, almeno per me. Forse era stato di uno zio… o di un cugino più grande; di certo non di mio padre che con maschere e mantelli non era mai andato troppo d’accordo prediligendo invece stivali, cappelli da cow-boy, cavalli e sparatorie. Di un cosa però ero sicuro: non era Tex quello che mi guardava dalla copertina rovinata e nemmeno Ken Parker. Era qualcuno di diverso... qualcuno di cattivo, che rideva maligno con quella sua bocca rossa, la faccia bianca e i capelli verdi tenendomi inquadrato nel mirino di una vecchia macchina fotografica reflex!
Avevo tredici anni quel giorno ed ero abituato a leggere fumetti perché mio padre li leggeva prima di me. Ho avuto la fortuna di trovarmi bella e pronta una “comic-teca” di altissima qualità. Riuscivo a passare ore in compagnia di Ken Parker, Tex Willer, Alan Ford, dei Peanuts, di Beetle Bailey, B.C. e Wiz il mago. Poi c’erano i “contenitori”… quelli erano i miei preferiti ma stavano sulle mensole più in alto perché poteva capitare di trovarci sopra qualche donnina decisamente discinta. Così, una volta rintracciato lo sgabello più stabile della magione, potevo finalmente immergermi tra le pagine di Frigidaire e del mai più eguagliato CORTO MALTESE!
Bene… credo di aver fornito tutti gli indizi necessari per metterVi in condizione di capire quale tesoro fumettistico (e letterario in generale) avessi trovato in quella soffitta! Anche se un’informazione dataVi non corrisponde esattamente alla verità. Sì perché l’albo in questione, a discapito di quanto detto in precedenza, in effetti apparteneva proprio a mio papà! O meglio, il tradizionalista genitore lo aveva trovato in allegato alla rivista dedicata all’intramontabile eroe di Hugo Pratt e lo aveva prontamente riposto nel “dimenticatoio” insieme a tutto quello che non gli risultava famigliare o gradito. Buon per me che ora osservavo il faccione sornione del JOKER intento a scattarmi una foto dalla posa infinita! Quella era infatti la prima versione italiana del bellissimo THE KILLING JOKE, episodio di BATMAN nel quale il maestro di Northampton, Alan Moore, sviscera il legame indissolubile che esiste tra l’Uomo Pipistrello e la sua sempre ridente Nemesi. Chi volesse recuperarlo può provare a cercare l’edizione Play Press del 1997 o la più recente ristampa inserita all’interno dell’ottima iniziativa I Classici Del Fumetto Di Repubblica #24: Batman!
E fu così che, grazie all’involontario intervento di colui che favorì i miei natali, quel giorno Mr. Hugo Pratt mi introdusse Mr. Bruce Wayne in persona!
Ma non fu l’unico regalo inconsapevole che trovai nella soffitta. In un breve (e decisamente fortunato) lasso di tempo, nello stesso periodo mi capitarono tra le mani (non necessariamente nell’ordine): alcuni fascicoli che, una volta ricomposti, andavano a formare un volumetto intitolato BLACK ORCHID; lo scrittore era un allora sconosciuto Neil Gaiman e nella storia compariva, in un breve cammeo, il nostro amatissimo angelo custode di Gotham City. Ne esiste una ristampa della Magic Press… scovatela in fumetteria se ci riuscite!
Sempre a fascicoli ebbi la fortuna di leggere, in tempi non sospetti, il capolavoro assoluto che è WATCHMEN ancora di Mr. Moore (ristampato da Play Press e recentemente riproposto da I Classici Del Fumetto Di Repubblica Serie Oro #26). Ma non era finita qua. Un giorno ricevetti un regalo doppio: due volumetti, uno giallo ed uno verde acqua. Un nome come un altro scritto in copertina… Frank Miller. Un titolo come un altro: YEAR ONE - Anno Uno. La versione delle origini dell’eroe, rivisitata dall’autore di Sin City, è recuperabile nella pubblicazione delle edizioni Play Press 1997 oppure ne I Classici Del Fumetto: Batman, BUR 2001 (da non confondersi con I Classici di Repubblica mi raccomando!).
Questi “scarti” di mio papà, provenivano sempre e solo da Corto Maltese (edito dall’ormai defunta e compianta Milano Libri) del quale erano appendici in omaggio; ma sfogliando le pagine della rivista in quel periodo, dopo aver guardato a lungo le già citate donnine discinte disegnate qua e là, mi fu concesso l’onore di leggere IL RITORNO DEL CAVALIERE OSCURO di un sempre più consapevole Frank Miller (ristampa Play Press o il solito I Classici Del Fumetto Di Repubblica Serie Oro #23) e ARKHAM ASYLUM dell’esordiente Grant Morrison (Magic Press)!
Se avete notato che in tutti i “presenti” trovati tra la polvere ricorre la presenza di Batman (a parte Watchmen, che però non è omissibile) e se avete idea di chi siano gli autori citati, è perfettamente inutile che rubi il vostro tempo spiegandoVi l’importanza dell’incontro che feci in quella soffitta. A posteriori io, quel giorno, con buona probabilità e cognizione di causa, non feci solo la conoscenza del personaggio creato da Bob Kane, ma venni introdotto all’essenza del fumetto stesso!
Interno. Uno studio troppo luminoso. Giorno.
Oggi.
Conosco molto meglio quei titoli e quegli autori che scovai nella soffitta. So chi sono… so cosa sono diventati. Conosco molto meglio il linguaggio del fumetto che da passione è diventato un lavoro… e speriamo lo sarà ancora tra qualche tempo.
Le mie mani battono veloci sulla tastiera per scrivere la prefazione di un saggio su Batman di prossima pubblicazione. Non voglio analizzare il personaggio… lo faranno Stefania e Marco che curano l’edizione del libro. Non è certo mio compito.
Un saggio su Batman… immagino un anziano Vate, barba lunga e bianca, monocolo e aria da intellettuale, un grosso volume sotto braccio che cavalca ridendo le spalle del Cavaliere Oscuro il quale guarda dritto davanti a se… serio… inamovibile.
Un SAGGIO…
…su Batman! Ha ha ha…
NO!
Non è il Joker che scrive. Non è una freddura come potrebbe sembrare… nel mio modesto e opinabile parere infatti Bruce Wayne racchiude in se entrambe le personalità: l’eroe e il saggio. Wayne è riuscito a vedere il generale nel particolare: è riuscito a vedere il male della terra nel suo stesso male. La morte dell’intera umanità nella morte dei sui genitori. Per cui la sua non è una vendetta personale, ma è un tentativo di pulizia che tutto il globo sta facendo insieme a lui. Nonostante questo però Batman è solo… estremamente solo. E come chi rimane a lungo con sé stesso ha tempo per pensare… tempo per riflettere. Per aspettare, disperarsi e reagire. La sua capacità di trasformare il seme velenoso della vendetta in qualcosa di positivo… di utile per la società (seppur quella malata di Gotham) potrebbe essere un buon esempio per i Capi del Mondo. Penso alla Palestina… penso all’Iraq. Penso a come l’uomo si lasci spesso andare soddisfacendo la propria sete di rabbia… di vendetta! Penso troppo.
Ma non smetto. E ancora penso: “Perché questo personaggio mi colpì così tanto?”.
Ci sono, nella storia del mondo, alcuni particolari che mi sfuggono. Abbiamo creato, non so come, non so perché, delle ICONE che siamo in grado di riconoscere pur non conoscendole minimamente. Mi spiego. Se nomino Picasso tutti mi diranno che è un pittore anche se non hanno la minima idea di cosa abbia dipinto o in che stile. Così è per Batman: tutti sanno che è un eroe mascherato ma solo gli appassionati sono a conoscenza della sua storia, delle origini, dei suoi nemici, del nome della città che protegge o dell’universo in cui questo agisce e si muove. Eppure lo conoscono tutti, anche nel nostro paese. Avranno letto le sue storie?
Pur non volendo considerare la scarsa attenzione che i nostri concittadini rivolgono verso i fumetti in genere, lo trovo improbabile perché le vicissitudini editoriali del personaggio non sono state delle migliori e lo hanno tenuto lontano dalle edicole per troppi anni privandolo di quella fascia più popolare di lettori che mai nella vita si addentrerà nei meandri di una libreria specializzata. Sarà per i film al cinema?
Essere raccontati da talenti visionari come quelli di Burton e Nolan di certo aiuta ma non è quello. Tutti sapevano chi fosse l’uomo Pipistrello anche prima della trasposizione in cellulosa. Sarà merito di chi in tutti questi anni lo ha scritto in maniera avvincente e magistrale allora?
Vorrei rispondere di sì e gridare che è tutto merito di Noi autori ma questa risposta andrebbe solo a nutrire l’Ego già straripante della categoria a cui mi illudo ormai di appartenere.
Posso vedere alcuni di voi storcere il naso leggendo questa affermazione. Come può un piccolo e sfigato sceneggiatore di provincia sostenere che gli autori non siano alla base del successo di un personaggio… di QUESTO personaggio, dopo che ha elencato nomi appartenenti all’Olimpo mondiale della narrazione per immagini?
Mi sento forte nell’affermarlo proprio dopo aver letto le storie scritte successivamente da questi sceneggiatori. È come se Batman fosse rimasto in qualche modo dentro di loro portandogli fortuna e non viceversa. Infatti non hanno perso l’occasione di omaggiare il Cavaliere Oscuro ogni qual volta gli sia stato possibile attraverso cammei o comparsate varie. È successo a Morrison che ha costruito una JLA (Justice League of America – edizioni Play Press) con i super-eroi più forti del mondo e non ha lasciato fuori l’Uomo Pipistrello. Lo ha fatto comparire Gaiman all’inizio della saga del suo celebratissimo e fondamentale Sandman (edizioni Magic Press) e lo stesso Neil ha partecipato all’iniziativa Batman Black & White (precisamente nel #2 della miniserie presentata dalla solita Play Press) con una bellissima storia breve nella quale svela, in un certo qual modo, il rapporto che esiste tra ogni eroe ed il proprio anti-eroe. Moore non manca di inserirlo in due delle storie di SUPERMAN più belle mai scritte: Che cosa è successo all’uomo del domani e Per l’uomo che aveva tutto (I Classici Del Fumetto Di Repubblica #14: Superman). Anche Miller è tornato sul personaggio anni dopo raccontandolo in un “crossover” che lo vede protagonista insieme a SPAWN, l’eroe infernale creato da Todd McFarlane (Cult Comics #4 – Marvel Italia).
PregoVi di non fraintendermi. Non sto assolutamente sostenendo che questi autori non abbiano dato il loro contributo al Gothamiano. Il fatto stesso che li abbia citati in questa prefazione li annovera indissolubilmente tra i mie autori preferiti (e come non potrebbero esserlo?). Quello che sto cercando di esprimere è come Batman sia una continua scultura in divenire, sulla quale intervenire aggiungendo infinite sfaccettature. Un perfetto contenitore da riempirsi con le più disparate emozioni dei vari autori che il personaggio stesso è in grado di amplificare e di valorizzare al meglio. L’azione di Miller, la pazzia di Morrison, l’introspezione di Gaiman e l’epica di Moore vengono proiettate verso il lettore con maggiore forza se amplificate dalle pieghe del mantello e dalla maschera del Cavaliere Oscuro. È facile notare questa cosa anche perché, negli anni, ogni genere narrativo ha fatto da sfondo alle avventure dell’eroe; dall’horror al noir, dal dark alla detective-story, dal più classico genere super-eroistico all’action, dalla fantascienza all’avventura! E lo stesso Bruce Wayne ha ricoperto e ricopre un’infinità di personaggi. È contemporaneamente uno scienziato, un supereroe, un miliardario, un playboy, un imprenditore, un filantropo, un atleta, un seguace delle più particolari discipline spirituali orientali, un detective, un uomo… e chissà quante altre cose ancora! Insomma, un personaggio dallo spessore psicologico infinitamente variopinto, difficilmente catalogabile ma anche estremamente “empatizzabile” dal maggior numero di persone possibili.
Mi riformulo in testa la domanda: “Perché questo personaggio mi colpì così tanto?” e ancora “Perché lo conoscono tutti?”. Azzardo una risposta tenendo conto di quanto detto finora (come se fornirsi delle argomentazioni per tirare delle conclusioni fosse un metodo di lavoro esatto). Penso di intuire che il successo di Batman sia dovuto proprio al dualismo di cui abbiamo parlato precedentemente che oserei definirei “archetipico”. È proprio nell’essere allo stesso tempo “Saggio” e “Cavaliere Oscuro” che sta la sua popolarità perché questi sono i due estremi che ognuno di noi vorrebbe avere celati dentro di sé per tirarne fuori uno o l’altro all’occorrenza. Una preziosa verità detta con un sorriso e una pronta reazione eroica in grado di salvare la situazione. Questi sono i confini… in mezzo c’è l’uomo! Esattamente così: come più sagge sono state le penne di Moore e Gaiman, e più oscure quelle di Morrison e Miller.
Eppure qualcosa manca… qualcosa non mi convince. Magari non è vero nulla di quello che ho scritto e sono stato solo fortunato perché le prime storie di Batman che ho avuto la fortuna di leggere erano scritte dai mostri sacri come Alan, Frank, Grant e Neil. Cosa sarebbe successo se quel ragazzino di tredici anni avesse invece trovato nella polverosa soffitta un volume scritto da uno sceneggiatore mediocre… uno proprio scarso… che so, Davide Aicardi?
A questo punto una domanda sorge spontanea: “Quanto tempo dovrà passare ancora prima che la D.C. Comics si accorga di me e mi affidi un episodio del Cavaliere Oscuro?”… ai posteri l’ardua sentenza.
Buona lettura.
Un Povero Illuso,
Albenga 29 agosto 2005
3 commenti:
non vorrei smontare tutto, ma ho il dubbio che la maggior parte degli italiani conosca batman per il telefilm con Adam West......... :P
poi, ovviamente, è diventato un'icona per merito di 70 anni di fumetti, dei telefilm e delle loro sigle, dei cartoni animati, dei film, dei costumi di carnevale, del suo splendido periodo camp e dell'altrettanto favoloso periodo dark, del suo rapporto "strano" con Robin, di uno dei costumi più azzeccati di tutti i tempi, eccetera, eccetera, eccetera... piccoli mattoncini che hanno costruito un monumento della cultura moderna.
ro-mario
Di sicuro il telefilm è il Batman che ha avuto più "contatti", soprattutto da parte del pubblico italiano.
Quelle descritte nella prefazione, sono le mie sensazioni, i miei ricordi, i miei feedback.
E devo essere onesto, anche in queste cose, di sicuro quel telefilm (POW, SDRENG, SWIIIMMM) ha avuto la sua bella influenza.
Però, lo spirito del tutto, secondo me, è proprio questo: Batman riveste diverse maschere, diversi ruoli, evoca diverse emozioni, stati d'animo e ricordi.
Commozione mode on: (ri)leggo con le lacrime agli occhi.
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