CASE DA DISABITARE è una di queste e, a porgermela su un piatto d'argento, è stato l'amico Alessio Olivieri, compagno di scorribande e lunghe riunioni creative nelle meneghine sale conferenze di MTv.
Non so se sono in grado di spiegare esattamente cosa sia Case Da Disabitare.
Sicuramente oggi è questo "tumblr" qua, contenitore virtuale di immagini, idee e ispirazioni che incarnano il concept proposto dal nome stesso del progetto: cose che hanno una funzione non adempiuta, o meglio, cose che hanno una funzione precisa e vengono utilizzate per altro. Possibilmente in maniera creativa e bizzarra.
Forse.
No, perchè io stesso l'ho chiesto più volte cosa fosse esattamente Case Da Disabitare.
E la risposta è stata: "camouflage content visual displacement & il resto"...
E ragionaci tu, se ci riesci, con uno che ti dice 'ste cose.
Impalbabile, intuibile, sfumato.
Questo è quello che mi affascina di questo progetto.
Weird? Astratto? Cervellotico? Intelletuale? Non-sense?
Tutto ciò e anche di più.
Per questo mi piace. Per questo ve ne sto parlando.
Ma Case Da Disabitare è stata anche palbabile, materica, reale.
Una rivista, per la precisione, un numero unico presentato a Berlino durante una mostra su magazines e zines sopra le righe, tenutasi alla mitica AC Galerie.
E a questo punto, vi starete chiedendo: "Sì, ma tu cosa c'entri con questa cosa?".
C'entro perchè, proprio in occasione della mostra berlinese, mi è stato chiesto un contributo, e io mi ci sono buttato a capofitto, divertendomi come un matto e producendo un contenuto di cui vado molto fiero.
Quale?
Ma la cosa che so far meglio ovviamente!
Una Filastrocca Per Adulti Immaturi.
Curiosi?
Stay tuned, ne saprete di più dopo la pubblicità!
Voce del verbo disabitare
(c) 2011 Davide Aicardi - ogni riproduzione totale o parziale senza citare l'autore e la fonte è severamente vietata
Direi per abitudine, ma è vero anche il contrario,
prima di addormentarmi, leggo il vocabolario.
Ho appena cominciato, ma cresce il mio tormento
perché ad ogni parola, più o meno, mi addormento.
Definizione esatta del vocabolo abitare:
“Avere una dimora definita e abituale”.
L’ausiliario è avere, il verbo è transitivo,
prima persona Io Abito, sinonimo, Io Vivo.
È questa la parola su cui ho chiuso a mezzanotte,
ma mi è rimasta in testa ed incalzante tutta notte.
Per questo appena sveglio mi sono ricomposto,
e poi ho iniziato a chiedermi: qual è il suo verbo opposto?
Indizi? Un participio, e per giunta anche passato.
Sul dizionario appare solo disabitato.
Ma il verbo all’infinito, non fa disabitare?
Consumo i polpastrelli, a furia di cercare.
Triste e sconsolato, ormai in piena frustrazione,
lascio la ricerca, e creo la definizione:
“Non avere una dimora definita e abituale”
Però mi sembra Nomade, è meglio lasciar stare.
“Avere una dimora indefinita e abituale”,
però se è indefinita, è dura da trovare!
“Avere una dimora definita ed inconsueta”,
magari senza cesso, con la porta di creta.
Così quando rientro e sbatte per il vento,
si spacca in mille pezzi… non son mica contento.
Oppure se mi scappa e c’ho una certa urgenza?
Di questo bel comfort, non posso stare senza.
Forse è la dimora il concetto da cambiare.
Proviamo con qualcosa che ci stimoli a scappare.
Ma “Avere un passaggio definito e abituale”,
è andare a lavorare col collega sempre uguale.
Mi fermo sul sinonimo: io abito - io vivo.
Forse questo concetto sembra un poco riduttivo?
Applico il sillogismo: disabito - non vivo!
Provo a spiegarvi come, anzi, ora ve lo scrivo.
Può essere che senza un luogo fisso da abitare,
nessuno si premuri di venirci più a cercare.
L’identità perduta ci trasforma quindi in zombie,
come i fighetti in centro, nel negozio di Abercrombie.
Come quel vecchio film, col quale sei cresciuto,
si investiga sull’ultimo domicilio conosciuto.
Se il disabitare alimentasse grandi sballi,
sarebbe la disgrazia di milioni di film gialli.
Ma quello che mi chiedo, che forse in pochi sanno,
è se esiste un giorno esatto, per un non-compleanno.
Perché se mi rispondi, con un poco di ironia,
ti invito alla non-festa, alla fine della via.
Il civico lo trovi, tra l’uno e l’infinito.
Il citofono non c’è, non è giammai esistito.
È lì che col mio gatto, disabito da un po’.
Tu prendi l’ascensore, il piano non lo so.
Quando arrivi alla porta, non bussare, non ti sento.
Però senza paura, un bel respiro ed entra dentro.
Appendi il non-soprabito, e posa il non-regalo.
Se vieni in bici legala, nel cortile c’è un non-palo.
Ecco, questa è la casa… anzi, no, non lo è.
Però si è fatto tardi, non son quasi le tre.
Che dici? Non capisci? Sei perso nel non-sense?
Eppur l’idioma è semplice, non aulico e forense!
Ok, la faccio facile: oggi abito qui.
Domani ci disabito, perché è mercoledì.
Cioè, mi spiego meglio, quando sono qua dentro,
il mondo fuori è inutile, è come fosse spento.
Domani invece esco, e abito l’esterno,
ma disabito la casa… in pratica mi alterno.
Capito finalmente? È’ rivoluzionario!
Ok… prima di dormire: basta vocabolario!
E buona notte al secchio.
Davide il Cantastorie
2 commenti:
Fantastica!
Ah, lo leggo solo ora. Grazie Giorgio.
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